Tessera Provvisoria PCI 1945 |
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Renato Guttuso “Ritratto di Eugenio Curiel”, litografia |
Il I°
settembre 1943 il governo Badoglio nominò Marchesi rettore dell’Università. Lo
stesso giorno uscì il primo numero de “Il Lavoratore”, organo della federazione
comunista di Padova. Il giornale, nato da una proposta di Contin e realizzato
con il contributo di Turra, fu uno strumento eccezionale di propaganda e di
orientamento politico durante la Resistenza e negli anni successivi.
Il 7
settembre arrivò a Padova come nuovo responsabile del partito Gordiano
Pacquola, che sostituì Turra, incaricato di organizzare la stampa clandestina.
L’8 settembre
nell’abitazione di Marchesi venne costituito il Comitato di liberazione
nazionale regionale veneto. Il 10 settembre Padova fu occupata dall’esercito
tedesco. Il giorno dopo ci fu la prima azione della Resistenza armata a Padova:
un gruppo, composto da Molinari, Zerbetto, Cesare Piselli, Michele Ferrante e
Gino Sgarabottolo incendiò la sede del distretto militare per impedire di
individuare i renitenti alla leva.
Il 9
novembre, in occasione dell’inaugurazione del 722° anno accademico, Marchesi
esplicitò la necessità di opporsi all’occupazione tedesca e al ritorno del
fascismo e fu costretto a passare in clandestinità. Prima di lasciare Padova
per proseguire la Resistenza da Milano e dalla Svizzera Marchesi divulgò
l’appello agli studenti invitandoli a combattere contro il nazifascismo e per
riconquistare la libertà.
Il 29
novembre alle Officine Meccaniche della Stanga gli operai scioperarono
manifestando contro le condizioni economiche imposte dalla Rsi. Il mese dopo
scioperarono gli operai dell’Utita di Este.
A fine
dicembre Giuseppe Banchieri sostituì Pacquola, inviato a organizzare le brigate
partigiane in montagna, alla guida del partito comunista.
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Augusto Murer, |
Il Pci di
Padova aveva circa mille iscritti ed era diretto da un comitato federale
composto da Banchieri, Antonio Nicolé, Furio Da Re, Gastone Passi, responsabile
del Fronte della gioventù, l’organizzazione dei giovani antifascisti, diretta a
livello nazionale da Curiel. Nel Fronte erano attivi Lucio Jess, Andrea Redetti
e Valerio Pennacchi. Gli ultimi due furono arrestati e deportati a Mauthausen.
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Augusto Murer, “Monumento al Partigiano”, bronzo (collez. Arch. Murer.) |
Nel 1944, con
la svolta di Salerno, che anteponeva la vittoria contro gli invasori nazisti e
contro il fascismo alle decisioni sul futuro assetto istituzionale, Togliatti
costruì la legittimazione reciproca dei partiti antifascisti e diede un impulso
decisivo per assicurare l’unità tra le forze politiche nella guerra di
Liberazione. Il Pci svolse un ruolo da protagonista nella Resistenza, e, grazie
al sacrificio di migliaia di combattenti e alla politica distensiva e
collaborativa di Togliatti, conquistò nuovi iscritti e consensi.
Nel marzo del
1944 gli operai della Stanga e della Breda di Cadoneghe parteciparono allo
sciopero nazionale indetto dal Partito comunista che costituì la più grande
dimostrazione di massa antinazista nell’Europa occupata. In aprile scioperarono
anche gli operai della Snia Viscosa e Maria Zonta, l’organizzatrice comunista
della protesta, venne arrestata.
Dal mese di
giugno del 1944 le articolazioni della brigata Garibaldi raggiunsero la piena
capacità operativa nel padovano e riuscirono a realizzare numerose azioni
contro le truppe di occupazione nazista e le milizie della Rsi.
Il comando
era costituito dal comandante Rino Gruppioni, da Bancheri, commissario, dal
capo di stato maggiore Marcello Braghetta, dal responsabile del servizio
informazioni Lionello Geremia e da Schiavon e Turra, responsabili della stampa
e della propaganda. Le brigate erano coordinate da Molinari in città, da
Benetti nella zona nord, da Antonio Trentin nei Colli, da Luigi Giorio a
Monselice, da Zerbetto a Piove di Sacco e da Giuseppe Doralice a Montagnana.
Tono Zancanaro, |
Tono Zancanaro, "Ritratto di Carla Banchieri" acquaforte |
La Resistenza
organizzò numerose azioni e, oltre ai sabotaggi e agli attentati contro
obiettivi strategici, riuscì a sostenere scontri diretti contro i militari
nazisti. Da luglio a novembre del 1944 i partigiani colpirono i nazifascisti
con 117 atti di sabotaggio e 25 omicidi mirati contro dirigenti fascisti e
spie; furono attaccate 5 caserme dei carabinieri e un deposito di automezzi
militari; l’esercito tedesco venne impegnato in 4 battaglie in campo aperto; il
21 ottobre in 22 località della provincia furono interrotti i collegamenti
elettrici e stradali.
Tono Zancanaro, ”Insurrezioni operaie del 1943/44” litografia ( collez. C.S.E.L.) |
Le formazioni
partigiane furono affiancate da un Triumvirato insurrezionale triveneto del Pci
composto inizialmente da Aldo Lampredi, Attilio Gombia e Bonomo Tominez. Il
Triumvirato aveva il compito di coordinare le attività politiche e militari del
partito, avviare la costruzione del partito di massa attraverso un’azione di
propaganda e di proselitismo, soprattutto tra i giovani.
La reazione
nazifascista fu particolarmente violenta dopo l’insediamento in città della
banda Carità, un reparto di polizia della Rsi che ricorse alle rappresaglie e
alle torture sistematiche dei partigiani, consumate nella famigerata sede di
Palazzo Giusti in via San Francesco. Furono torturati in modo brutale i
principali dirigenti comunisti e molti protagonisti della Resistenza: Gombia,
Gruppioni, Banchieri e sua sorella Carla, partigiana soprannominata “la tigre”
dai tedeschi, che verrà descritta nella poesia La partigiana nuda di Egidio
Meneghetti, anch’egli torturato a Palazzo Giusti.
La banda Carità nei mesi successivi uccise Franco Sabatucci, comandante della brigata Garibaldi, e i dirigenti azionisti
Il 28 aprile Padova venne liberata dai partigiani prima dell’arrivo delle truppe inglesi e dopo scontri durissimi. Il ruolo del Pci è sintetizzato dai riconoscimenti effettuati dalla commissione triveneta: i partigiani furono 8.504, i patrioti 4.908, i morti 573 e i feriti 274. Come appartenenti alla brigata Garibaldi Padova furono riconosciuti 3.687 partigiani, 1.689 patrioti, 376 morti e 95 feriti. Il contributo decisivo dei comunisti alla vittoria contro il nazifascismo venne evidenziato con la nomina di Schiavon a sindaco da parte del Cln.
Antonio Fasan “Impiccagione di Busonera, acquerello ( collez. C.S.E.L.) |
Durante la Resistenza furono protagoniste attive numerose donne comuniste con vari ruoli. Alla fine della guerra furono riconosciute 385 partigiane donne, di queste 220 avevano combattuto nelle brigate Garibaldi. Le partigiane comuniste che ricoprirono gli incarichi più rilevanti furono: le componenti del comando della Brigata “Sabatucci” Desanka Belamaric, moglie di Giuseppe Banchieri, Ada Negro, moglie di Lorenzo Foco, Alberta Schiavon, figlia di Giuseppe, Maria Lazzari; Maria Zonta, della Sap della Snia Viscosa; le gappiste Anna Bilato, Nerina Guastalla, Lina Nalin, Tosca Zanella; Anna Giacomini, Vittoria Foco, staffetta, moglie di Giovanni Zerbetto, sorella di Lorenzo; Virginia Broglio, moglie di Molinari, Antonia Zerbetto, sorella di Giovanni; Raffaella Luisari, Paola Biaggioni, Wanda Fontanet, Tosca e Cesira Tombola, sorelle dei partigiani comunisti di Camin Romeo e Luigi, uccisi rispettivamente nel 1944 e nel 1945
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